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La sostenibilità ambientale, ormai conditio sine qua non per una crescita coerente con le sfide globali che ci si pongono innanzi, si sviluppa tramite una stretta compenetrazione tra continui aggiornamenti tecnico/normativi ed un’adeguata governance aziendale (CSRD).

Sostenibilità è un termine ricco di sfaccettature e denso di significato che oggi è anche abusato; definirne i contorni ed i contenuti può essere complesso ed anche fuorviante se ci si addentra nei suoi meandri senza cognizione di causa.

Esplorandone i confini, si può serenamente affermare che i binari costituenti il mondo della sostenibilità possono essere individuati in due filoni principali:

  • Lo sviluppo tecnico
  • La nascita di una governance improntata agli aspetti etici

I danni causati dall’eccesso di industrializzazione deregolamentata del dopo guerra hanno portato all’uso di materie prime che si sono scoperte negli anni pesantemente nocive e pericolose sia in termini ambientali che in termini di salute.

Una volta la detergenza industriale poteva poggiare su pochi capisaldi dall’efficienza comprovata quali fosfati, caustici, alchilfenolietossilati, laurilsolfati ed NTA che però hanno portato a gravi danni col loro utilizzo e la loro mancata corretta depurazione che sono sotto gli occhi di tutti (eutrofizzazione eccessiva delle acque, allergie in forte aumento ecc.).

Ecco che in Europa a partire dagli anni 2000, l’evoluzione tecnico/normativa ha cominciato ad emettere regolamenti sempre più stringenti in termini di materie prime usabili nei detergenti che fossero sempre più compatibili con le trasformazioni ambientali in atto; nascono così nell’ordine:

  • La detergenti CE 648/2004
  • Il REACH CE 1907/2006
  • Il CLP 1272/2008

Queste tre normative pongono dei seri paletti sui chimici integrabili nelle formulazioni e danno impulso alla vera svolta green nell’ambito.

In Europa in gruppi CEN di lavoro già si stavano articolando filoni ancora più stringenti come requisiti da rispettare che, prendendo piede dai regolamenti in approvazione suddetti, arrivano poi alle liste Ecolabel ed associate; vengono quindi emesse:

  • La definitiva Ecolabel europea nel 2010
  • La definitiva ISO 14024 nel 2018

Queste normative di vera svolta vedono al contempo uno sviluppo verticale nell’efficacia e nell’efficienza dei principi attivi Ecolabel che divengono quindi pienamente fruibili anche in ambito industriale.

In Italia infine, a gennaio 2021, arrivano i CAM (criteri ambientali minimi) del lavanolo che rendono obbligatori tali prodotti nei processi dando un notevole impulso allo sviluppo del settore.

Analogamente agli aggiornamenti ed adeguamenti tecnici, però, in Europa si è compreso sempre di più che senza una governance improntata all’eticità dello sviluppo dei business, non si sarebbe andati avanti a lungo.

Difatti un’azienda può produrre i prodotti più green del pianeta senza interessarsi del corollario quale, a titolo di esempio:

  • Depurare le acque reflue
  • Vagliare la filiera di approvvigionamento a monte
  • Gestire in modo appropriato il personale

E così via.

Ecco quindi che parallelamente nascono dal 2010 in avanti quelle norme di rendicontazione non finanziaria che divenendo obbligatorie per aziende via via sempre più piccole di dimensioni che obbligano gli attori economici a farsi parte diligente del sistema ambiente internazionale.

La compenetrazione tra i due filoni diventa strumento unico per dare impulso alla vera sostenibilità quella che nel lungo periodo consente una variazione strutturale negli sviluppi dei business.

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